Nuovo regime forfettario: guida alle novità in materia

Se fai parte della categoria del regime forfettario, ex regime dei minimi, o ti stai chiedendo se la tua nuova attività ci può rientrare: sei nel posto giusto. Con questa guida vogliamo fornirti tutte le informazioni di cui puoi aver bisogno, sia se sei un libero professionista già avviato, sia se stai iniziando una nuova attività d’impresa, arte o professione.

Con la Legge di Stabilità 2016 sono state introdotte particolari, e molto interessanti, novità per meglio normare e tutelare questa particolare categoria. Ovviamente non tutti possono accedere al regime forfettario, ma ci sono diversi parametri e restrizioni da rispettare per rimanere, anno dopo anno, in questa particolare categoria.

Il regime forfettario è particolarmente vantaggioso per un libero professionista all’inizio della sua attività, in quanto può avvalersi di una tassazione più bassa rispetto alla norma, la tenuta di una contabilità semplificata, l’assenza dell’IVA al 22%, e l’esenzione della ritenuta d’acconto. Nel prosieguo dell’articolo andremo a spiegarti nel dettaglio cosa prevede il Regime Forfettario 2018, come accedervi e come fare per rimanervi.

Come anticipato il Regime Forfettario, altro non è che la rivisitazione migliorata del regime dei minimi; modificato con la Legge di Stabilità del 2016. Abbiamo già accennato nell’introduzione ai diversi vantaggi introdotti dalla Legge; di seguito li andremo a dettagliare.

La tassazione agevolata si realizza sull’imposta sostitutiva (IRPEF) al 5% per i primi 5 anni; solo al sesto tornerà al 15%. Per quanto riguarda la contabilità, la semplificazione consiste nel sollevare il libero professionista dall’obbligo di invio: della dichiarazione Iva annuale e trimestrale, dello Spesometro e degli studi di settore. Altro importante vantaggio risiede nell’esenzione della ritenuta d’acconto pari al 20%, detratta invece dal fatturato dei professionisti a regime ordinario.

Parlando invece di accesso a questo particolare regime: i ricavi o compensi non devono superare determinati limiti prefissati e diversificati in base al codice ATECO (identificativo dell’attività svolta), pena il passaggio immediato al regime ordinario; i costi per i lavoratori dipendenti o collaboratori non possono essere superiori a 5.000 euro; e la spesa per acquisto beni strumentali ha un tetto massimo di 20.000 euro.

Non è prevista una scadenza in termini di anni di attività, l’importante è rispettare i requisiti di cui sopra.

Non tutti i soggetti possono avvalersi del regime forfettario. I soggetti non residenti sono esclusi (a meno che non producano almeno il 75% del reddito in Italia). Sono esclusi anche i soggetti che nell’anno precedente abbiano percepito redditi di lavoro dipendente superiore ai 30 mila euro.

Anche se il regime forfettario, di fatto, è una semplificazione, l’argomento tributario, sopratutto in Italia, rimane una materia complicata. Proprio per questo il consiglio è di affidarsi agli esperti del settore in modo da non incappare in errori e sanzioni che possano compromettere l’esercizio della nostra attività.

Oltre ai commercialisti tradizionali, i tempi moderni offrono soluzioni più economiche e gestibili per chi non ha il tempo materiale di recarsi in ufficio a sbrigare le pratiche o semplicemente predilige il canale telematico.

Fiscozen.it è un ottimo esempio di come si sono evoluti in questo senso i sistemi per la gestione delle partite IVA. Sul sito internet è disponibile un’ottima guida al nuovo regime forfettario.

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